I documenti attestano l’esistenza della comunità di Scopoli dal 1067 quando il conte Offredo I dei Monaldi, di stirpe longobarda, vende una proprietà ubicata in locus qui dicitur SCOPLU. Entro il 1217 diviene una delle aziende agro-silvo-pastorali più efficienti dell’Abbazia di Santa Croce di Sassovivo. Attualmente in Scopoli restano consistenti testimonianze di un fortilizio che la tradizione attribuisce al monastero di Sassovivo, sotto il governo dell’Abate Tommaso da Foligno (1442-67), come attesta la lastra epigrafica sulla porta di accesso, con la data (1460), lo stemma dell’Abbazia, quello dell’abate Tommaso e la sigla D.T.A.F.F. (Dominus Thomas Abbas Fieri Fecit).
La popolazione del villaggio di Scopoli composta da agricoltori e soprattutto da pastori, era soggetta alle frequenti incursioni delle truppe assegnate alla difesa dei confini. Un documento (1479) attesta la richiesta dei residenti di Scopoli al Comune di Foligno di suddividere i danni subiti tra i residenti della valle. Il castello quindi costituiva per gli abitanti soprattutto un luogo di difesa e di protezione anche dei generi di prima necessità e degli animali.
Oggi l’abitato si distende a ridosso del fiume Menotre con uno sviluppo verso il colle. Una fontana monumentale settecentesca segna la via di accesso all’antico Castello che costituisce il punto focale dell’insediamento e racchiude la parrocchiale di Santa Maria Assunta, fin dall’antico pieve di riferimento di gran parte dei nuclei parrocchiali della valle fino a Rasiglia. Attualmente, a seguito degli eventi sismici del 1997, la chiesa è stata riqualificata nella sua totalità e arricchita da opere pittoriche di artisti contemporanei: sulla parete absidale la Madonna delle Rose di Elvio Marchionni; sulla controfacciata il Giudizio finale di Ernando Venanzi e lungo la navata scene dal Vecchio e Nuovo Testamento. Nel borgo di Scopoli si trova anche la piccola chiesa di San Francesco d’Assisi, nata con dedica a San Francesco Saverio, edificata nel 1697, oggi di proprietà della famiglia Melelli che ne ha curato anche il recente restauro.
Tra Scopoli e Leggiana, a 693 metri di altitudine, si trova un piccolo agglomerato citato già nel 1092 tra i possedimenti dell’Abbazia di Santa Croce di Sassovivo che risponde al nome moderno di Barri, derivato da Barae. Il villaggio racchiude tra le poche case la chiesina di San Rocco, protettore dalle pestilenze. Ai piedi del colle, collegato da una strada che porta anche a Leggiana, il piccolo agglomerato di Piè di Barri.