Frequentato fin dalla preistoria, insediamento degli Umbri Fulginates e Plestini, questo territorio di grande bellezza e varietà paesaggistica, ha sempre svolto un ruolo fondamentale di cerniera tra i due mari, Tirreno e Adriatico, tra la pianura umbra e il mare. Testimoni ne sono le numerose direttrici storiche che l’attraversano: tracciati sorti in età protostorica che ricalcano i sentieri legati alla transumanza degli armenti. Gli altipiani di Colfiorito rappresentano l’anello di congiunzione e di snodo degli itinerari appenninici da e verso il territorio umbro marchigiano. Le strade, i sentieri sono ancora i segni tangibili della frequentazione del popolo umbro che in questo territorio ha vissuto, lavorato, edificato case, centri abitati, rocche, castelli, luoghi di culto.
Principale asse viario del folignate è la via Flaminia, aperta nel 220 a.C. da Caio Flaminio che attraversa il territorio umbro e raggiunge l’Adriatico all’altezza di Fano, l’antica Fanum Fortunae, ed arriva poi ad Ariminum (Rimini).
Da Nocera Umbra, attraverso il Monte Orve e Col Falcone, si sviluppava la via Nucerina che conduceva al Piano di Annifo e quindi a Colfiorito, raccordando la via Flaminia con la città di Plestia e la viabilità ad essa connessa. La via della Spina, o Romana, o delle pecore perché percorsa dalle greggi transumanti tra l’Agro romano e l’Appennino, lunga 36 km, prende il nome dal torrente e dal villaggio omonimi nel comune di Campello sul Clitunno, mette in comunicazione il territorio marchigiano con Spoleto e Roma. Grande importanza ebbe in età longobarda (568-774 d.C.) come via di collegamento tra Spoleto, capitale del Ducato omonimo e il gastaldato di Camerino; asse viario privilegiato fino al Quattrocento, quando le venne preferita la via Lauretana, non è stata mai dismessa, mantenendo le funzioni di strada postale almeno fino a tutto il Seicento. La via Plestina in epoca romana iniziava dalla bassa valle del Menotre, saliva a Pale alla destra idrografica del fiume quindi svoltava per Sostino, il monte di Franca, proseguiva lungo il lato nord-occidentale del Piano di Ricciano, quindi lungo la sponda nord-occidentale della palude di Colfiorito per arrivare fino alla Madonna di Plestia, ove sorgeva la città romana. Nell’Alto Medioevo la viabilità dal Miglio di San Paolo, attraverso la strata Collis, raggiungeva Colle san Lorenzo, Ponte Santa Lucia, Scopoli, Casenove e attraverso la salita di Cifo entrava negli Altipiani plestini. Nel Quattrocento diventa una strada fondamentale di collegamento tra Roma e il santuario mariano di Loreto e con la costa adriatica per i pellegrinaggi al santuario di San Michele Arcangelo al Gargano; in senso inverso per i collegamenti verso Roma e verso il santuario francescano della Porziuncola di Assisi, soprattutto in occasione dell’indulgenza del Perdono che si teneva nei primi giorni di agosto. Dal Quattrocento il percorso da Ponte Santa Lucia deviava per Sostino, Franca e i Piani di Ricciano e, proprio per l’intensa frequentazione dei pellegrini diretti a Loreto, cominciò a chiamarsi via Lauretana. Nella seconda metà del Cinquecento, quando si era notevolmente affermato anche l’itinerario devozionale verso il santuario di Santa Rita da Cascia, il governo pontificio favorisce il percorso vallivo della via Lauretana per Scopoli, Leggiana, Casenove, ove viene istituita una stazione di Posta per i cavalli. Anche la strada di Bocchetta della Scurosa è un percorso di origini protostoriche, legato alla transumanza delle greggi sui due versanti dell’Appennino. In età romana collegava la zona di Plestia e la via Plestina con la via Prolaquense (SS 316 Septempedana), un diverticolo della via Flaminia che si distaccava dal tracciato principale all’altezza di Nocera Umbra, si dirigeva verso Passo Cornello, attraversava Fiuminata, Pioraco e San Severino Marche e raggiungeva la costa adriatica ad Ancona. Il sentiero che conduce a Bocchetta della Scurosa, di grande bellezza paesaggistica, parte dall’attuale SS 77, all’altezza del convento di San Bartolomeo di Brogliano, passa ai piedi di Col Falcone e monte Acuto, quindi sul lato orientale di monte Pennino e lungo la valle della Scurosa fino alla valle del fiume Potenza all’altezza di Pioraco, l’antico municipio romano di Prolaqueum, è oggi percorribile a piedi.
Qui si trova l’Orologio idraulico, che dal 1741 scandisce il tempo di questo pittoresco villaggio
Natura incontaminata e storia, in uno dei parchi naturali più belli d’Italia
Un borgo che racchiude la silenziosa spiritualità di una comunità millenaria