Visitare Sassovivo | Turismo in Umbria, Appennino folignate - Guida77
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Abbazia di S.Croce di Sassovivo

I luoghi del silenzio

Il complesso abbaziale benedettino sorge a circa 6 km dal centro Foligno, ad un’altitudine di 565 m.,alle pendici del monte Serrone, isolato su uno sperone di roccia e circondato da una lecceta secolare di 7 ettari, tra le più antiche e primigenie dell’ Umbria (area protetta regionale), si trova in posizione panoramica sulla sottostante Valle Umbra e sulla  città di Foligno.

L’insediamento monastico sorge nel 1077 ad opera di Mainardo, eremita proveniente forse dal monastero di Sitria, sul monte Catria, nella contigua località di Santa Maria del Vecchio, adattando quindi dal 1082 una preesistente residenza fortificata dei Monaldi conti di Uppello.

Esentata dal papato (1138) dalla giurisdizione vescovile e dal pagamento delle tasse ai Comuni, la comunità monastica acquisì presto un vasto patrimonio. All’inizio del ‘200 dipendevano da Sassovivo 92 monasteri, 41 chiese e 7 ospedali. Passata ai Benedettini olivetani nella seconda metà del ‘400, l’abbazia cominciò a decadere e nel 1860 fu soppressa e demanializzata.

Il chiostro

Dall’atrio che precede la chiesa si accede al bellissimo chiostro romanico, opera del maestro marmorario romano Pietro de Maria (1229-1232 ca). A pianta rettangolare e interamente in marmo bianco, il chiostro è costituito da un doppio ordine di 128 colonnine abbinate, in parte lisce e in parte a spirale, che sostengono 58 archi a tutto sesto e una trabeazione classica con marmi colorati e due liste di mosaici decorati. Nel braccio nord del chiostro si può ancora ammirare una Madonna col Bambino, del XIII-XIV secolo, quanto resta della decorazione parietale.

La Chiesa

Rinnovata nel 1856 a seguito del terremoto del 1832.

Altri pregevoli affreschi si possono ammirare all’interno del monastero. Nel refettorio, una Ultima cena, (d. 1595), opera di un pittore di cultura tardo manieristica di fine Cinquecento, un San Michele Arcangelo, sopra l’ingresso del refettorio stesso, e una Vergine col Bambino, sopra l’ingresso dell’appartamento dell’abate attribuibili a Tommaso Nasini, artista senese autore della pala d’altare probabilmente del 1744 per la chiesa abbaziale, raffigurante L’annuncio della Passione.

Campagne di scavo archeologico condotte negli anni 2014-2016 promosse dall’associazione Amici dell’Abbazia di Sassovivo, sotto il coordinamento dell’Università La Sapienza di Roma, responsabile dello scavo Maria Romana Picuti, hanno apportato ulteriori elementi di definizione del monumentale complesso.

Nella zona, in località Fonte di Sassovivo, si trova una sorgente e stabilimento di imbottigliamento di acqua oligominerale.

Casale

La passeggiata dell’Abate

Salendo dalla passeggiata dell’Abate nell’area dell’Abbazia di Sassovivo si raggiunge la piccola valle di Casale, dove si trova l’abitato, distinto in tre agglomerati: il Castello, l’Arco e la Loggia, preceduti da Il Laghetto, provvidenziale riserva d’acqua, documentata fin dal 1100, di origine carsica, affiancato da due pozzi uno dei quali è denominato “fonte delle pecore”.

Casale, documentato già dal 1098, è dapprima feudo dei Monaldi di Uppello, poi patrimonio dell’Abbazia di Santa Croce di Sassovivo. Per tradizione luogo di passaggio degli apostoli, ricordato nella dedicazione della chiesa di Sant’Andrea Apostolo.  L’edificio, documentato fin dal 1239, ha subito nel tempo numerosi rifacimenti, identificabili anche attraverso i vari affreschi riemersi nel recente restauro: un affresco raffigurante un angelo rinvia a caratteri trecenteschi mentre una immagine della Madonna di Loreto, della quale si hanno notizie dai primi anni del Settecento, testimonia anche la devozione e il passaggio dei pellegrini provenienti dalla Valle umbra sul cammino di Loreto.

L’area di Casale appare protetta dal Monte Castello, sede di un castelliere, insediamento protostorico a controllo della viabilità. L’economia è stata sempre basata sulla vendita del legname, sull’allevamento di ovini e caprini, in particolare delle capre, alle quali era riconosciuto il pascolo libero, da cui il nome del “passo delle capre” che collega con gli altri villaggi dell’area. Altro percorso con funzione economica è la “strada dei nevieri”, che porta alla Fossa Neve, un tempo luogo di raccolta della neve, che, diventata ghiaccio, veniva portata a dorso di mulo a Foligno per le esigenze della quotidianità, sia all’ospedale che nei locali pubblici e nelle case private.

Percorsi da fare