Colfiorito

Un viaggio tra natura, storia e gusto

Riprendendo la Strada Statale 77 Val di Chienti, sulla destra una strada in terra battuta segna l’antico tracciato verso l’altopiano ed è comunemente detta “strada romana”. Proseguendo la Statale 77 percorriamo il tracciato moderno realizzato con l’apporto dei prigionieri della prima Guerra Mondiale. Giunti al piano di Ricciano, che costituisce la porta agli altipiani, caratterizzati da piccole alture che denunciano i primitivi insediamenti, denominati Castellieri. Sono piccoli presidi di controllo della viabilità e di accoglienza per uomini e animali, costituiti da un fossato alla base del colle utile per la difesa fin dall’età protostorica (dal VI secolo a.C. al III-II a.C.) e protetti da una  o più cinte murarie di pietrame a secco.

L’area degli Altipiani è caratterizzata dalla presenza della Palude, riconosciuta nel 1971 dalla Convenzione di Ramsar, che costituisce un’Area Naturale Protetta e Parco Regionale di Colfiorito, supportato da vari Siti di Importanza Comunitaria (SIC).

Nei periodi delle migrazioni l’area di Colfiorito è abitualmente luogo di sosta per vari tipi di uccelli conferendo al sito una particolare attrattiva per gli appassionati del settore. Una particolare specie stanziale è costituita dal tarabuso, che vive in piccole comunità ai margini della palude.

I terreni semipianeggianti al margine della palude vengono coltivati con la famosa patata rossa e con la lenticchia tipica della zona.

Tutta l’area degli altipiani testimonia la presenza di uomini e animali fin dall’XI secolo a.C. Resti fossili di ippopotami, orsi, iene, canidi, rinoceronti, cervi di media e grossa taglia e roditori sono stati rinvenuti in tutto il territorio, con maggiore concentrazione nelle località di Collecurti e Cesi. Alcuni reperti fossili sono esposti in apposita sezione del Museo Archeologico di Colfiorito e a Serravalle del Chienti, in territorio di confine verso le Marche.

L’area degli altipiani è caratterizzata ancora oggi come nell’antichità da un reticolo di strade che favorivano scambi commerciali e culturali tra Tirreno e Adriatico e la transumanza degli armenti dalla Tuscia, dal Piceno, dalla Sabina. I primi insediamenti sono caratterizzati da villaggi sorti sulla sponda del lago plestino, seguiti poi in altura dai castellieri. Nel VI sec. a.C. è documentato il Santuario della Dea Cupra, intorno al quale si sviluppa l’abitato di Plestia, punto di riferimento della via Plestina come diramazione   della via Flaminia, tracciata dal Console Flaminio nel 223 a.C. (Roma-Forum Flaminii-Fanum Fortunae). Nel I secolo a.C. l’insediamento degli Umbri Plestini diviene Municipium romano con proprie magistrature. Resti di pavimentazioni a mosaico di domus tardo repubblicane sono venute alla luce a poca distanza dal santuario di Santa Maria di Plestia, che nei secoli ha mantenuto il suo ruolo di centro identitario e di riferimento religioso.

Tutta l’area è stata scenario della battaglia con l’esercito cartaginese che sottopose le truppe romane ad una memorabile sconfitta (217 a. C.). Le campagne di scavo hanno riportato alla luce numerose sepolture dell’epoca. Il Museo Archeologico di Colfiorito conserva numerosi reperti riferiti all’evento.

Sagra della patata rossa

L’attuale assetto del paese si snoda lungo le direttrici di transito, alla base dell’insediamento in altura sviluppatosi in età medievale (1269). Lungo la statale in direzione Marche uno spazio di sosta e di accoglienza è stato ricavato nell’area detta delle Casermette, costruite nel 1882 per l’accantonamento militare, dal 1939 al 1943 usate come campi di internamento per i prigionieri di guerra nella II guerra mondiale ed utilizzate fino ad epoca recente dall’esercito italiano. L’abitato custodisce al centro la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta; documentata fin dal 1269, è la chiesa originaria   ubicata all’interno del castello, poi abbandonata e sostituita dalla nuova struttura (1819-1831) che attualmente ha comunque conservato il patrimonio mobile della vecchia chiesa. Una casa di accoglienza per l’ospitalità dei numerosi viandanti e pellegrini sul cammino di Loreto è contigua alla parrocchiale ed occupa il sito dell’antico Ospitale di San Pietro, già attivo nel 1291.

Botte dei Varano

Nell’ampia vallata del piano di Colfiorito a seguito dei lavori per la bonifica della Palude Plestina, avviati fin dall’epoca della presenza romana e ampliati tra il 1458 e il 1464 durante la signoria dei Varano, si trova un’opera di alta ingegneria idraulica, detta Botte dei Varano. Si tratta di una vasta canalizzazione in muratura con volta a botte che convoglia l’acqua degli altipiani verso il fiume Chienti, nel versante marchigiano, dando agli abitanti la possibilità di coltivare i terreni pianeggianti, altrimenti invasi dall’acqua. L’ampia vallata detta Piano di Colfiorito o del Casone è molto fertile ed è considerata tra le più produttive dell’area appenninica.

MAC – Museo Archeologico di Colfiorito

Di proprietà del Ministero per i Beni e le attività culturali, è gestito dal Comune di Foligno in forza di un accordo di collaborazione con la Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Umbria.
L’immobile è costituito da due corpi di fabbrica in muratura preesistenti, di pertinenza dell’infermeria dell’ ex Campo di internamento di Colfiorito, e da un nuovo corpo centrale in acciaio e vetro realizzato su progetto dell’architetto Roberto De Rubertis.
L’esposizione archeologica si articola su due livelli con un dettagliato percorso cronologico e tematico che illustra la civiltà dei Plestini, popolo umbro documentato da testimonianze letterarie (Plinio, Appiano, Polibio, Cornelio Nepote)ed epigrafiche, insediati sui piani carsici dell’altopiano appenninico di Colfiorito in un’area compresa tra il Sasso di Pale ad occidente, la valle del Menotre a meridione, il territorio camerte a oriente ed il monte Pennino e il territorio di Nocera Umbra a nord. I dati raccolti testimoniano una grande vitalità dell’area plestina dalla prima Età del Ferro fino all’alto Medioevo, per la sua favorevole posizione di collegamento tra area adriatica e tirrenica.
Circa 1450 reperti attestano la civiltà plestina dalle origini alla romanizzazione e testimoniano l’inserimento di Plestia nell’ampia trama di scambi culturali tra Etruria, Magna Grecia e Grecia. Tra i materiali di età arcaica si segnalano quelli provenienti da santuari, centri religiosi e commerciali diffusi sul territorio, tra cui emerge il santuario della dea Cupra (VI secolo a.C.) da cui provengono una ricca stipe votiva e quattro lamine bronzee del IV secolo a.C. con dedica alla dea in lingua umbra. Corredi funerari molto ricchi testimoniano un alto grado di benessere e una consolidata organizzazione polito-sociale. La romanizzazione del territorio plestino (seconda metà IV-III a.C.) vede il consolidarsi dell’abitato di Plestia a valle e la nascita di ville rustiche (Annifo, piani di Ricciano e Franca).

Orari  apertura :

dal 1 Ottobre al 31 Marzo aperto la 2° e la 4° domenica di ogni mese più festivi con orario 10,00/13,00-15,00/18,00
dal 1 aprile al 30 settembre aperto il venerdì 10,00/13,00 sabato e domenica  10,00-13,00/16,00-19,00. Orario continuato in occasione della Sagra della Patata Rossa e del Montelago Celtic Festival
Biglietti: intero € 4,00/ ridotto € 3,00

Biglietto cumulativo per l’accesso alla rete museale comunale valido dieci giorni così articolato:
Complesso Museale Palazzo Trinci + Museo della Stampa = intero € 8,00; ridotto € 5,00
Complesso Museale Palazzo Trinci + Museo della Stampa + MAC Museo Archeologico di Colfiorito = intero € 10,00; ridotto € 8,00
Gestione: Cooperativa CoopCulture
Servizi aggiuntivi: visita guidata in inglese e francese
Informazioni e prenotazioni visite guidate: tel. 0742- 681198 – 330584
Sito internet  www.museifoligno.it
e-mail: museotrinci@comune.foligno.pg.it, archeo.colfiorito@libero.it

Foto credit MAChttp://regione.umbria.mediagallery.it/it/