Annifo
Spiritualità, natura e gastronomia nel cuore della montagna folignate
Posto a 33 km dal centro di Foligno, Annifo è composto da più insediamenti abitativi posti sulle ultime propaggini del Monte di Annifo (1.048 m ) di cui si conservano i toponimi: Colle, Castello, Fosse, Villa, Coderone e Coderoncino (o Coderonuccio). E’ menzionato nei documenti per la prima volta nel 1114 come Andifum; nello stesso anno è citata la chiesa di San Nicola, nel 1174 la chiesa di Sant’Elena e la chiesa di Santa Lucia. Lo Statuto del popolo di Foligno, redatto intorno al 1350, stabiliva di fortificare Colle di Annifo con torre e cassero. L’impianto insediativo di Annifo si inserisce in un modello tipico della montagna appenninica fin dal periodo protostorico, con piccoli villaggi posti a breve distanza l’uno dall’altro.
L’agricoltura è stata la principale fonte di sostentamento per la popolazione. Nel 1492 Frate Andrea da Faenza, frate minore dell’Osservanza francescana, fondò ad Annifo il Monte Frumentario, un’istituzione che doveva servire a calmierare i prezzi del frumento e dei cereali, grazie al prestito alla semina vincolato alla restituzione al momento del raccolto. I monti frumentari fondati dal religioso francescano erano sine merito, prestavano cioè senza interessi. Dopo un periodo di inattività riprese a funzionare nel 1542, proseguendo la sua attività per più di trecento anni. Nel Settecento il Monte frumentario divenne anche Monte pecuniario, per l’erogazione di piccoli prestiti.
Dal 1934 è attiva la Banda Santa Cecilia di Annifo, che si esibisce nelle molte manifestazioni che si tengono nel territorio, come la processione del Cristo Morto del Venerdì Santo.
Le produzioni locali di patata rossa e lenticchia sono rinomate in tutta Italia, sviluppate anche la pastorizia e le attività lattiero-casearie. Dal 1980 ogni anno, nella prima metà d’agosto, si tiene la Sagra della lenticchia, Sette giorni in montagna, allo scopo di promuovere questo prodotto locale dalle straordinarie caratteristiche.
A settembre si celebra la Natività di Maria, con la festa de la Madonna de Lu Pianu, poiché si svolge nella pianura prospiciente al cimitero di Annifo; vanta una lunga tradizione e celebra la fine dell’estate.
La Chiesa
La chiesa parrocchiale è dedicata a Sant’ Elena; se ne hanno notizie dal 1174, quando era elencata tra le dipendenze del monastero di Landolina. Rinnovata nel 1720, fu semidistrutta dal terremoto del 1747, riconsacrata dal vescovo di Nocera nel 1750; distrutta pressoché totalmente dal terremoto del 1997, ricostruita e inaugurata nell’agosto del 2008. Dal 1778, allorché il corpo del martire venne portato da Roma ad Annifo, per indulto del papa Pio VI, il patrono del paese è San Celestino.
La nuova chiesa si caratterizza all’esterno per una facciata molto semplice e simmetrica nei suoi elementi principali, con un’unica apertura che taglia in due la cortina muraria di pietra a faccia a vista a indicare simbolicamente l’oriente e a sottolineare il punto in cui si innesta l’avancapo dell’ingresso. Sul lato destro della facciata si innesta una grande croce metallica. L’interno è a navata unica, scandita longitudinalmente da pilastri in cemento armato intonacato. La parte absidale è caratterizzata da una parete spezzata di altezza minore rispetto all’intradosso delle coperture. Il nuovo campanile, che sostituisce quello già esistente, è stato concepito esclusivamente come torre campanaria.
La cappella di San Pietro (1239) in Fosse presenta nella parete di fondo un affresco di scuola folignate di fine Quattrocento raffigurante Sant’Anna con in grembo la Madonna e il Bambino; sulle pareti laterali le immagini di San Pietro, titolare della chiesa, e San Sebastiano. L’arricchimento della decorazione si deve al notaio Giustiniano Pagliarini, nativo di Annifo, che nel 1733 fece decorare la chiesa con stucchi disegnati dal noto pittore Francesco Mancini di Sant’Angelo in Vado (1679-1758) ed eseguiti dallo stuccatore Gioacchino Grampini (1681-1750). Grampini realizzò sei medaglioni con Santi lungo le pareti laterali, due medaglioni con lo stemma della famiglia Pagliarini e l’incorniciatura della nuova pala d’altare commissionata dallo stesso Pagliarini nel 1733 ad un pittore romano raffigurante la Madonna col Bambino, San Pietro, San Sebastiano e Sant’Antonio da Padova.
Il piano di Annifo
Il Piano di Annifo, come il Piano di Arvello, è stato inserito (1995-1997) nei Siti di Importanza Comunitaria (Sic). E’ un piano tettono- carsico che resta parzialmente ricoperto d’acqua nei periodi invernali più piovosi poiché la durata complessiva dell’inondazione non supera in genere i 20-30 giorni mentre è interamente disseccato in estate. Qui lo smaltimento delle acque di inondazione avviene principalmente attraverso un grande inghiottitoio collegato ad un lungo fosso delimitato da alberi e da un canale che riversa le acque nella palude di Colfiorito. Il fenomeno dei prati umidi tipico dei piani carsici dell’Appennino centro meridionale è qui ben rappresentato per ricchezza di estensione e di varietà floristica. La superficie delle praterie è stata ridotta e sostituita con aree agricole arate periodicamente. Nel sito sono diffuse specie floristiche di grande rilievo geobotanico, come il Butomus umbellatus, raro su tutto il territorio nazionale.
Croce di Fumegghia
A quota 959 m di altezza, sita a destra della strada comunale Seggio-Arvello, è sede di un insediamento protostorico.
Castellaro di Talogna
Sito a quota 965 m, è raggiungibile attraverso una strada sterrata che si dirama a sinistra della strada comunale Seggio-Arvello. E’ un insediamento fortificato che occupa un’area di 400 mq, di forma ellittica, circondato da un ampio fossato ed una cinta difensiva di pietrame a secco databile tra il VI e il V secolo a.C.
Fonte Talogna
La sorgente con abbeveratoio testimonia come il sito sia stato sede di insediamento umano fin dall’età degli Umbri, ed è quanto resta del centro medievale di Talogna, sviluppatosi lungo le pendici dell’altura, con una chiesa intitolata a San Giovanni Battista, documentata in una bolla di Innocenzo II del 1142.
Santuario della Madonna del piano
Sito all’incrocio dell’antica strada della Val Vaccagna con quella che da Coderoncino (Annifo) si dirige verso il monte Pennino, è una piccola chiesa con annesso il cimitero. Conserva al suo interno affreschi ritoccati nel corso dei secoli: la lunetta dietro l’altare è decorata al centro da un affresco raffigurante la Sacra Famiglia con Sant’Elena, patrona di Annifo, cui furono poi aggiunti Sant’Antonio abate e San Francesco; nell’arcone dell’abside, a destra la Madonna di Loreto, a sinistra la Visitazione a Santa Elisabetta, al centro il Padre Eterno; un affresco con la Madonna col Bambino e Santi di fine Quattrocento; sul timpano della facciata un ovale con la raffigurazione della Natività della Vergine sorretto da due cherubini in volo.
Il santuario è meta di pellegrinaggio l’8 settembre, ricorrenza della Natività di Maria. In questa occasione si tiene una gara di abilità con l’aratro tirato da buoi, la tiratura del solco dritto dalla piana verso il monte.