Verchiano

Antica meta di passaggio per i pellegrini lauretani, ospita dipinti di assoluto pregio

Salendo da Rasiglia si incontrano vari nuclei abitati fino al piano di Verchiano, agglomerato storico assai consistente, testimoniato fin dal 1109 come curtis e castellum. Posto sulla via della Spina, collegamento storico tra Roma e l’Adriatico, si dirama dalla Flaminia nei pressi di Spoleto, tocca Cammoro, Verchiano, Dignano, Camerino, Tolentino, fino alla costa adriatica. Documentato nella rete di fortificazioni dei Trinci, Verchiano conserva testimonianza del Castello di Custodia presieduto da un castellano con una struttura ancora oggi ben leggibile. Centro di Posta tra Cinque e Settecento e noto spazio fieristico dalla metà dell’Ottocento, nato per commercializzare i prodotti agricoli frutto della fertilità dell’altopiano, l’abitato conserva varie nobili strutture tra cui una fontana monumentale e la grande chiesa parrocchiale caratterizzata da una evidente stratificazione storica, con dipinti che testimoniano il frequente passaggio dei pellegrini lauretani. Lungo la parete sinistra della chiesa, infatti, sono presenti degli affreschi attribuiti ai Bontulli di Percanestro con la raffigurazione della tradizione della Madonna con la sua casa portata in volo dagli angeli. 

MONTE E CHIESA DI SAN SALVATORE

Oltre il castello di Verchiano, salendo sulla cima del monte San Salvatore, a 1150 m di altitudine, si trova il santuario omonimo che custodiva in un’arca in pietra posta dietro l’altare le spoglie di Paoluccio Trinci. La chiesa di San Salvatore fu in origine abbazia benedettina nella Diocesi di Spoleto documentata dal 1333-34.

Il beato nel 1368 insieme a cinque suoi compagni, si ritirò nell’eremo di S. Bartolomeo di Brogliano presso Colfiorito per fare penitenza, dopo pochi anni però malato, ritornò a Foligno dove morì nel 1391 e fu sepolto nell’orto del convento di S. Francesco. Con la scissione tra Osservanti e Conventuali del 1517 il suo corpo secondo quanto scrive Agostino da Stroncone alla fine del XVII secolo venne trafugato dai frati minori conventuali,  “temendo che gli osservanti gli necessitassero a rendergli il corpo di esso”,  e portato proprio a San Salvatore, una chiesa di Ius patronato laicale, dove rimase fino alla fine del 600, periodo in cui lo stesso venne trasferito prima nella chiesa parrocchiale di S. Maria di Verchiano e da qui nel 1934 nella cattedrale di Spoleto. In occasione del grande giubileo del 2000, l’attuale arcivescovo di Spoleto Mons. Riccardo Fontana ha donato le spoglie del Santo frate al convento dei frati minori di Monteluco, dove tuttora vengono conservate.

 

CIFO

Retrocedendo fino a riprendere la via Lauretana si scorge sulla destra il piccolo nucleo rurale di Cifo, con una chiesina al centro del paese dedicata a San Biagio, venerato come patrono e protettore delle malattie della gola e patrono dei cardatori di lana. La connotazione della piccola statua lignea policroma conservata amorevolmente dagli abitanti lo testimonia.