Rasiglia

Le sue sorgenti d’acqua, che attraversano l’abitato, ne fanno un luogo magico da non perdere

Il documento più antico che attesta l’esistenza della comunità di Rasiglia risale al 1210 e ricorda una chiesa dedicata a San Pietro. Altre testimonianze riportano l’appartenenza di Rasiglia ai conti di Serrone e di Scopoli. Dal 1258 risulta essere un castrum del Comune di Foligno. I Trinci, signori della città, dalla fine del Trecento sono presenti a Rasiglia e avviano attività manifatturiere che sfruttano la presenza abbondante dell’acqua.

Su Rasiglia e il suo territorio confluiscono numerose sorgenti provenienti dalla valle e dalle montagne sovrastanti (Verchiano e Colfiorito) tanto da poter alimentare otto comuni della Valle Umbra. L’acqua che abbondante attraversa l’abitato e lo caratterizza in modo unico, proviene dalla sorgente di Capovena, posta alla sommità del paese e alimentata, secondo un’antica leggenda, da una sorgente sita in località Acquapagana, sui piani di Colfiorito.

Mulini idraulici da granaglie costituiscono i primi impianti produttivi che ben presto si arricchiscono con il ciclo produttivo della lana, dalla tosatura, alla filatura, alla tintura e infine alla tessitura. Fino al primo dopoguerra gli opifici di Rasiglia hanno prodotto tessuti, utilizzando la canapa coltivata in loco e la lana nel suo totale processo produttivo, raggiungendo livelli di alta qualità attraverso due poli produttivi principali: il lanificio Tonti e il lanificio Accorimboni.

L’Associazione Rasiglia e le sue sorgenti, che interpreta la radicata volontà degli abitanti di valorizzare la propria storia, organizza ogni anno avvenimenti di grande attrattiva: Rasiglia paese presepe in occasione del Natale, e Penelope a Rasiglia nella tarda primavera. Ambedue pongono in evidenza la vita e l’operatività che ha caratterizzato questo luogo particolare, protetto da vincolo di interesse storico-monumentale da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Il visitatore può godere dell’operatività delle tessitrici che azionano i telai a mano e apprezzare l’unico telaio meccanico –un tempo azionato dalla forza idraulica poi da quella elettrica- del tipo Jaquard che testimonia con il tessuto ancora in lavorazione il suo ruolo di innovazione legato al progresso della tecnica.

All’interno dell’abitato sorge la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, edificata nel 1743 per volontà della popolazione che ne pagò la spesa di 15 scudi per 10 anni per ogni famiglia, ritenendo la chiesa del castello allora in uso pericolante e troppo scomoda. All’interno quattro pale d’altare della seconda metà del Settecento: sul primo altare a sinistra Madonna del Rosario (seconda metà XVIII secolo); sull’altare maggiore Trinità con i santi patroni Pietro e Palo e Sant’Emiliano protettore dai terremoti attribuita al Maestro di Popola (seconda metà XVII secolo); a seguire Madonna col Bambino e Sant’Antonio di Padova di Nicola Epifani (XVIII secolo); a sinistra Madonna col Bambino e San Nicola di Bari di Nicola Epifani (XVIII secolo).

A poca distanza dall’abitato sorge il Santuario di Santa Maria delle Grazie, la cui data di fondazione risale al 1450. L’interno della chiesa è totalmente affrescato con dipinti votivi della seconda metà del Quattrocento.

Dal santuario della Madonna delle Grazie, proseguendo lungo la SS: Sellanese, ci si inoltra nell’area delle tante piccole sorgenti che formano il fiume Menotre, come Molini, San Paterniano, Pallailla, Chieve ed altre e si giunge a Ponte San Lazzaro, ove restano i ruderi dell’antico lazzaretto, incrocio con la storica via della Spina che dall’antichità ha consentito il passaggio delle greggi dalla pianura verso i monti e dei pellegrini diretti a Loreto.